Quando sono state inventate le fotocopiatrici ?
Nel diciannovesimo secolo, l’ingegno di James Watt diede vita a una macchina per la copiatura, segnando un precursore delle moderne fotocopiatrici.
Nel 1937, Ferdinando Meomartini, un italiano esperto in legislazione e prassi automobilistiche, presentò un’innovativa proposta alle autorità responsabili dell’immatricolazione dei veicoli. Egli suggerì di sostituire le tradizionali copie degli atti, solitamente redatte e autenticate a mano dai notai, con fotografie dei documenti relativi alla proprietà, all’acquisto o alla vendita delle automobili. Tale soluzione avrebbe eliminato i lunghi tempi di attesa. Nonostante il suo anticipato progetto non fosse accolto, Meomartini prevedeva già, con decenni di anticipo, l’avvento del ciclostile e della fotocopiatrice.
La tecnologia più diffusa, basata sulla xerografia, fu concepita da Chester Carlson, un avvocato dell’ufficio brevetti di New York, che dedicava il suo tempo libero all’invenzione. Le sue frequenti necessità di copiare documenti a mano, accentuate dalla sua artrite, lo spinsero a esplorare nuovi metodi di duplicazione, concentrandosi in particolare sulla fotoconduttività. Lavorando nella sua cucina domestica, Carlson riuscì a brevettare un processo nel 1938. La prima “fotocopia” fu ottenuta utilizzando una lastra di zinco ricoperta di zolfo. Attraverso un vetrino di microscopio con la scritta “10-22-38 Astoria”, posta sopra lo strato di zolfo e sotto una forte fonte di luce, fu possibile incidere un’immagine speculare sulla lastra.
Pur cercando di vendere la sua idea ad aziende interessate, Carlson fallì poiché il processo non era ancora pienamente sviluppato. All’epoca, la copiatura era già praticata con carta carbone e altre macchine duplicatrici, e l’idea di una fotocopiatrice elettronica non suscitava grande interesse.
Tra il 1939 e il 1944, Carlson contattò numerose aziende, tra cui IBM e General Electric, ma nessuna ritenne che vi fosse un mercato sufficiente per le fotocopiatrici.
Nel 1944, il Battelle Memorial Institute di Columbus, Ohio, sostenne Carlson nel perfezionamento del processo. In cinque anni di sperimentazioni, l’istituto contribuì a migliorare la tecnica elettrofotografica. Nel 1947, la Haloid, una piccola azienda di New York specializzata in carta fotografica, ottenne la licenza dal Battelle per sviluppare e commercializzare macchine copiatrici basate su questa nuova tecnologia.
La Haloid ritenne che il termine “elettrofotografia” fosse poco accattivante, quindi, con l’aiuto di un docente di lingue classiche dell’università statale dell’Ohio, decise di adottare il nome “xerografia”, che significa “scrittura a secco” in greco, sottolineando così la praticità rispetto ai metodi precedenti. In seguito, la Haloid e Carlson scelsero il nome “Xerox” per le loro macchine copiatrici e nel 1948 lo registrarono come marchio commerciale.
Nel 1949, l’azienda, ora nota come Xerox, lanciò sul mercato il primo modello di fotocopiatrice chiamato Modello A. Il successo fu tale che il termine “Xerox” divenne di uso comune nel mondo anglosassone per indicare la fotocopiatura, nonostante i tentativi della compagnia di evitare che diventasse un termine generico. Il nome “Xerox” apparve addirittura in alcuni dizionari come sinonimo di fotocopiatura, spingendo la Xerox Corporation a chiedere la sua rimozione.
In Europa, i termini legati al marchio “Xerox” sono meno diffusi, poiché nel continente si diffusero fotocopiatrici prodotte da aziende europee e giapponesi anziché da Xerox.
Negli anni ’50, la RCA introdusse un processo chiamato “elettrofax”, che consentiva di stampare direttamente immagini su carta appositamente trattata utilizzando toner disperso in liquido.
Successivi progressi nella tecnologia elettrofotografica portarono allo sviluppo di sistemi basati su cilindri fotosensibili, su cui veniva creata un’immagine elettrostatica ad alto contrasto, e trasferita su carta tramite toner a base di materiali resinosi. Questa polvere veniva poi riscaldata e fusa sul foglio di carta.
A partire dagli anni ’90, si diffusero fotocopiatrici in cui il processo xerografico fu sostituito da sistemi di scansione e stampa con stampanti a getto d’inchiostro, a trasferimento termico o laser.
In Italia, è Olivetti a introdurre nel 1975 la prima copiatrice su carta normale basata sulla xerografia: la Copia 1500, una macchina da tavolo inizialmente prodotta da un’altra azienda (OEM), capace di produrre 8 copie al minuto. La Copia 1500 fu poi sostituita nel 1978 dalla Copia 1600, con prestazioni superiori.